Cultura

Tommasi il buono s’arrabbia. Son solidale e me ne vanto

Lo accusano di farsi pubblicità col volontariato. In un'intervista la replica a muso duro

di Pasquale Coccia

Damiano Tommasi, calciatore della Roma campione d?Italia, oltre a possedere buone doti tecniche, tali da meritarsi la convocazione in nazionale, è apprezzato per il suo impegno nel volontariato. Si è distinto in numerose iniziative di solidarietà, adoperandosi in prima persona soprattutto a favore dei ragazzi di Sarajevo e del Kosovo, dove sono stati costruiti impianti sportivi grazie all?impegno suo e a quello di altri calciatori della Roma. Vita ha parlato più volte del suo lavoro al fianco delle associazioni. Ma non tutti hanno apprezzato questo lato di Tommasi. In più occasioni infatti il giocatore è stato oggetto di critiche da parte di alcuni giornalisti sportivi perché la sua attività di solidarietà è fin troppo pubblicizzata. Tutti sanno quello che fa Tommasi, sostiene la stampa sportiva, mentre altri calciatori operano dietro le quinte e in silenzio. È giusto rendere pubblico il proprio impegno nel sociale? Lo abbiamo chiesto all??imputato?.
Vita: Tommasi, come risponde alle critiche per ?eccesso di pubblicità??
Tommasi: Il mio punto di riferimento non sono i miei colleghi. Sono giovane e mi rivolgo ai giovani, anche se svolgo un lavoro privilegiato rispetto ai coetanei. Sono anche padre di due bambine che ho il dovere di educare, e in questo sono uguale agli altri giovani papà che, più di me, si dedicano agli altri e riescono anche ad allevare bene i loro figli. Mi riconosco nei ragazzi che fanno parte delle associazioni di volontariato o che fanno il servizio civile, come l?ho fatto io, e a loro mi rivolgo.
Vita: Perché tanta pubblicità alle sue iniziative?
Tommasi: Parlo spesso delle iniziative di solidarietà, qualcuno dice troppo. Ma non perché sia l?unico a impegnarmi nel sociale. Ne parlo, e continuerò a farlo, perché ci credo e ritengo che sia importante far conoscere certe iniziative. Tanti calciatori si impegnano in iniziative di solidarietà e non le pubblicizzano perché si sentono a disagio, oppure altri sono meno famosi e vengono presi poco in considerazione. Altri colleghi invece si dannano per un rigore negato, un fallo, un fuorigioco. Sono cose che dovrebbero finire la domenica sera, invece ne parlano per tutta la settimana. Se i calciatori fanno conoscere il loro impegno sociale, contribuiscono a far capire ai tifosi che vi sono cose più importanti.

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